In una stanza piena di libri una giovane donna comincia a raccontarci la storia di Johanna Kapp, una giovane sedicenne ribelle alla ricerca di quella “pienezza” di se che, sola, può darle il senso della sua esistenza.
Lo fa cercando nella cultura del suo tempo un pensiero, una intelligenza che riesca a rifiutare ciò in cui è immersa: un pensiero religioso che legandosi alla ragione, la opprime e impedisce il naturale e libero sviluppo della sua identità di essere umano e di donna. La storia di Johanna fallisce perché il pensiero rivoluzionario dell’uomo a cui si lega, non aveva però alle spalle una identità umana altrettanto valida.
Possiamo pensare che anche la donna che oggi ci racconta, senta su di se, la violenza di questa alleanza tra ragione e religione a cui gli uomini, nel senso del maschile del genere umano, si sono sempre sottomessi.
Anche lei ha subito delle sconfitte, ma non è ancora caduta nel fallimento: come Johanna, ha capito che la rivolta deve essere una rivolta del pensiero e cerca nella storia della giovane bavarese, il filo della sua ricerca. Forse la disperazione è in agguato perché compare ad un tratto il fantasma della follia e della morte in cui finisce la storia d’amore di Didone per Enea, ma pure, la nostra protagonista trova la forza per ribadire la possibilità di un destino diverso per l’identità femminile: la certezza che pure nel pericolo del fallimento e della delusione mortale, la possibilità della rivolta è nel rapporto interumano e nell’amore tra uomo e donna.
Dalle immagini del sogno, la sua fantasia troverà al risveglio un suono che la porterà a cercare questa possibilità in altre fantasie, nella fantasia di quanti hanno accettato il rischio della partita a scacchi con la morte della mente.
Un contributo dedicato allo spettacolo teatrale “Il mio secolo non mi fa paura: Johanna e Ludwig“, di Fulvio Iannaco. Regia di Rossella Napolano, con Annachiara Mantovani e Pier Paolo Iacopini, voci off Pietro Longhi e Pierre Bresolin.
In una scena semplicissima (una poltrona, molti libri ed un leggio), una donna di oggi si interroga sulla identità femminile.
La riflessione si svolge in due momenti: dapprima raccontandoci della vicenda umana e sentimentale (e del suo fallimento), tra la giovanissima Johanna Kapp allora diciassettenne, siamo negli anni dei moti europei del 1848, e il filosofo Ludwig Andreas Feuerbach, l’autore de: “L’Essenza del Cristianesimo”.
La riflessione prosegue poi con i versi de l’ “Eneide” di Virgilio per raccontare la drammatica scelta di morte che Didone, tradita nel suo amore e poi abbandonata dall’eroe predestinato dagli Dei ad essere il fondatore di Roma, decide di compiere.
Una donna che rifiuta i dogmi e vive la passione d’amore può riuscire a resistere ai fallimenti dell’eroe? Alle delusioni?
Una risposta arriva alla protagonista attraverso il rapporto con l’arte e con quanto di verità gli artisti ci hanno suggerito della realtà umana; poi, il suono fisicamente presente di uno strumento musicale la raggiunge nel sonno…
Il mio secolo non mi fa paura, Johanna e Ludwig di Fulvio Iannaco
Regia di Rossella Napolano
Con Annachiara Mantovani
Sax Pier Paolo Iacopini
Voci off Pietro Longhi e Pierre Bresolin